mercoledì, maggio 01, 2013

CITTADINANZA PER LA PACE A SHIMON PERES


Facciamo guerra alla guerra ovvero:  Lottiamo per la Pace
  L’altro ieri,  1 maggio,   una fiera rappresentanza della nostra scuola ha
potuto partecipare alla cerimonia di conferimento  della cittadinanza per la
pace a Shimon Peres, da parte del Comune di Assisi presso la Sala Papale della
munifica Basilica di San Francesco. Ci siamo infatti ritrovati  in tre, a
convergere i nostri piccoli contributi alla causa della pace:   la nostra
preziosa collaboratrice scolastica, Annalisa, la quale assieme ad altri figuranti,  con panneggi e acconciatura d’epoca ha trasferito in Sala un po’ dell’atmosfera medioevale che si vive nei giorni di Calendimaggio ad Assisi; il mitico Prof. Rio (come tutti i più geniali  matematici ha la passione per la
musica e il canto)  ha intonato con il suo Coro e con potente capacità vocale, un’emozionante Cantico delle Creature;  io,  Liliana Gerardi, Prof.ssa  di sostegno che, inaspettatamente fregiata del pregevole invito, ho riportato la cronaca dell’evento perché credo fermamente nella necessità di diffondere in
ogni modo la cultura della pace. Lo sento come un dovere professionale: tra i nostri studenti, nella società in generale, troppo spesso  prevale il deserto emozionale, l’anaffettività,  la cultura della prevaricazione, dell’arroganza, della violenza in senso lato.
La Festa del Lavoro ad Assisi è diventata una bellissima occasione per celebrare, oltre a quel valore che dà dignità e misura etica alla vita umana e cioè il lavoro,  anche quello più cruciale per la nostra sopravvivenza nel mondo dei flussi globali, dei sincretismi culturali, di divergenze e meticciati: la Pace.  Questa prima onoraria cittadinanza che la serafica Assisi ha assegnato, nel perfetto sintonismo tra sacro e profano, tra potere laico e autorità religiosa,   è andata al Premio Nobel   Shimon Peres.
Ogni anno se ne conferiranno altre a personalità che si distingueranno per il loro fattivo impegno alla costruzione della pace. Il 2014 sarà quasi certamente riconosciuto a un degno esponente della cultura islamico-palestinese.  Per me tutto ciò è entusiasmante! Nei discorsi pronunciati dal Padre Custode, dal
Vescovo Sorrentino, dal Sindaco Ricci e infine da Peres si è sottolineata costantemente  la reciproca fecondazione delle culture, le “assonanze”, la comune base culturale e religiosa (il “Libro dei libri”); si sono ricordati anche fatti storici di altissimo significato umano che hanno intrecciato legami indelebili tra il popolo ebraico e il popolo italiano: l’8 settembre 1943, ad Assisi sotto l’egida del vescovo locale,  trecento profughi ebrei furono nascosti,  pensate un po’,  nelle tombe!   Al coraggio di quei Giusti, a quei Saggi che salvarono trecento vite umane,  è andato il ringraziamento commossodi Peres.
Dopo aver portato a noi il saluto e la benedizione del Papa Francesco (li rigiro volentieri a tutti voi) incontrato il 30 aprile a Roma, Peres ha sottolineato la stretta vicinanza tra i valori fondativi  della civiltà ebraica e quelli dello spiritualismo francescano. Peres ha esaltato l’amicizia con il nostro Pontefice proprio perché incarna potentemente quei valori condivisi che “non invecchiano mai”: umiltà, modestia, lotta per la pace e in difesa dei poveri,  dialogo ecumenico (ha citato il viaggio in Egitto di San Francesco) e ci ha esortato a impegnarci  contro i crimini legati alla guerra, alla povertà, all’ignoranza, all’ingiustizia sociale, alla fame,  in tutela dei bambini e dei deboli  diventando così una comunità della speranza che lotta per la Pace. All’ epoca della V Crociata,  nell’agosto 1219 San Francesco a Damietta “non ebbe timore di portarsi in mezzo all’esercito dei nostri nemici e per molti giorni predicò ai saraceni la parola di Dio, ma senza molto frutto”  (Jaques de Vitry, vescovo di San Giovanni d’Acri, 1220).  Io credo fermamente che la missione di pace di Francesco nel XIII secolo debba diventare il nostro concreto  impegno di docenti ambasciatori della pace nel III Millennio, contribuendo a porre fine
al culto della violenza.
Come dice Marc Augé, «l’altro comincia accanto a me» (1995); acquisire il senso dell’arricchimento nell’incontro con la diversità serve ad allontanare i rischi  di un autoisolamento difensivo, di pulizie etniche e secessionismo, di aggressività incontrollata.   È importante che a scuola vi sia il civile confronto tra diversità, che si realizzi la gestione delle differenze, superando la superficialità del paternalismo buonista che persegue l’acculturazione omologante,  pretende la riduzione dell’altro a sé (A. Leroi-Gourhan, 1964-5): la marginalizzazione delle culture porta al non riconoscimento del valore positivo delle differenze; impedisce la visibilità dell’altro, l’incontro, il ri-conoscimento di sé e dell’altro su basi paritetiche di uguaglianza.  La  mancata trasformazione delle differenze antagoniste in differenze cooperanti, determinano la ghettizzazione monoculturale chiusa agli scambi transculturali e interculturali, impedisce nuove negoziazioni e creazioni di nuovi reticoli culturali alternativi al culto
della violenza e assertivi invece di una cultura della pace.

Un saluto affettuoso a tutti.

Liliana Gerardi